Inquinamento

Marco Martinelli, Divulgatore Scientifico e PhD, student presso Scuola Superiore Sant’Anna.

L’inquinamento è un termine generico per indicare tutte le sostanze di scarto che per il loro ingombro o tossicità alterano il funzionamento di ecosistemi e organismi.

Si tende a suddividere l’inquinamento in base alla zona inquinata come inquinamento dell’aria, inquinamento dell’acqua e del suolo, questo perché la natura stessa delle sostanze inquinanti influenza la loro capacità di risiedere principalmente in ambienti differenti (anche se possiamo avere inquinanti simili in ambienti diversi).

Tra gli inquinanti di cui sentiamo maggiormente parlare troviamo le microplastiche e nanoplastiche particelle rispettivamente inferiori a 5mm e 5µm che troviamo disciolte nel terreno, nell’acqua ma talvolta anche nell’aria.

Ci sono poi inquinanti gassosi di altra natura come gli ossidi di azoto detti in chimica NO x , molecole per lo più prodotte dalle auto e dall’attività industriale.

Ci sono i metalli pesanti nel terreno e nell’acqua o gli ftalati o ancora altre tipologie di molecole organiche come residui di farmaci o solventi industriali. Insomma non basterebbero 5 pagine bianche per elencare tutte le molecole che contribuiscono ad
alterare il funzionamento di ecosistemi o semplicemente della vita di un organismo vivente sia esso un pesce o l’uomo.

Qualcuno di voi potrebbe notare un assente nell’elenco: l’anidride carbonica. Perché?

Perché a tutti gli effetti non possiamo definirlo come un gas inquinante. La CO 2 infatti è una molecola inerte ossia interagisce difficilmente con altre molecole, è però rischiosa in alte concentrazioni. In una stanza troppa anidride carbonica può non farci avere la giusta concentrazione di ossigeno e quindi soffocarci, nel pianeta troppa anidride carbonica aumenta l’effetto serra e quindi il riscaldamento globale.

L’anidride carbonica è quindi definibile come gas climalterante essendo il suo aumento il principale motivo del cambiamento climatico. A questo punto voglio farvi una domanda: “emette di più l’industria dell’auto (comprensiva degli utilizzatori finali) o gli allevamenti di bestiame?”

Uno studio pubblicato sulla rivista Nature Food da un gruppo internazionale di esperti guidato dall’Università dell’Illinois a cui partecipa anche la divisione Statistica della FAO di Roma ci da risultati sconvolgenti: l’industria alimentare animale emette più CO2 di quella del settore auto.

Lo studio di cui stiamo parlando inoltre è il primo a tener conto delle emissioni nette dei tre principali gas serra (anidride carbonica, metano e protossido di azoto).

E’ importante considerare che il metano generato dagli animali e il protossido di azoto derivante dai fertilizzanti per le coltivazioni con cui si producono i mangimi per gli animali sono rispettivamente 34 e 298 volte più potenti nel trattenere calore in atmosfera.

I dati, raccolti in oltre 200 Paesi del mondo intorno al 2010, dimostrano che i sistemi alimentari sono responsabili del 35% delle emissioni legate alle attività umane. In particolare, il 29% è dovuto alla produzione di cibi di origine vegetale (19% CO2, 6% metano, 4% protossido di azoto), il 57% si deve agli alimenti di origine animale (32% CO2, 20% metano, 6% protossido di azoto), mentre gli altri prodotti a uso non alimentare, come il cotone e la gomma, contribuiscono alle emissioni per il 14%. In tutto questo baccano di percentuali è che numeri fa il settore auto?

Nel 2018 in Europa (compresa l’Inghilterra) le emissioni di CO2 del settore auto corrispondevano a 656 milioni. Sempre nel 2018 i dati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, il bestiame negli allevamenti dell’UE (compreso il Regno Unito) afferma che agricoltura e allevamenti sono responsabili dell’emissione di circa 502 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Se considerassimo però le emissioni indirette di gas serra, utilizzando metodi consolidati per stimare la deforestazione e i cambiamenti nell’uso del suolo associati alla coltivazione di mangimi per animali, le emissioni annuali totali equivalgono a 704 milioni di tonnellate di anidride carbonica.

Dimezzare l’allevamento intensivo di animali ridurrebbe circa 250 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica all’anno, circa lo stesso delle emissioni totali degli 11 paesi europei con le emissioni più basse.

In buona sostanza: Mucche, maiali e altri animali da allevamento in Europa producono ogni anno più gas serra di tutte le automobili e i furgoni del blocco messi insieme, se si tiene conto dell’impatto dei loro mangimi, secondo una nuova analisi di Greenpeace.

Bibliografia:
M. Crippa, E. Solazzo, D. Guizzardi, F. Monforti-Ferrario, F. N. Tubiello and A. Leip. Food systems are responsible
for a third of global anthropogenic GHG emissions. Nature Food | Vol. 2 | (2021).
https://www.greenpeace.org/italy/storia/12423/gli-allevamenti-intensivi-in-ue-inquinano-piu-delle-automobili-la-nostra-
analisi/

https://www.corriere.it/pianeta2020/21_ottobre_24/riduzione-allevamenti-o-mangimi-anti-emissioni-bovini-questo-
dilemma-827e51a6-323c-11ec-ae69-6ee9c02f57eb.shtml


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