I batteri sono tra gli esseri viventi più antichi del pianeta. Ad oggi sono la forma di vita più piccola conosciuta, e sono dei veri e propri maestri della sopravvivenza. Grazie alla loro grande capacità di adattamento, possono essere trovati ovunque, sia all’interno del nostro corpo che all’esterno.
La maggior parte dei batteri è innocua per l’uomo, e l’organismo di ciascuno di noi ne ospita circa 40mila miliardi che contribuiscono al normale svolgimento delle principali funzioni vitali. Altri, tuttavia, sono in grado di invadere il nostro corpo, moltiplicarsi e provocare infezioni che un tempo risultavano letali.
Gli antibiotici. Con l’avvento del progresso, il tasso di mortalità legato alle infezioni batteriche è diminuito soprattutto grazie alla scoperta degli antibiotici, che, insieme alle vaccinazioni, hanno contribuito a rivoluzionare il mondo della medicina e a salvare milioni di vite umane.
Fino ad allora, anche semplici infezioni come la dissenteria causavano la morte, tanto che durante la Prima Guerra Mondiale si contarono almeno 3 milioni di morti per il tifo, definita come la “malattia da campo”.
Piccola storia degli antibiotici. Gli antibiotici sono in grado di uccidere la maggior parte dei batteri in tempi molto rapidi, lasciandone in vita solo una minima quantità che viene poi eliminata dal sistema immunitario. Per comprendere al meglio l’attività di questi medicinali, è possibile immaginare i batteri come macchine estremamente complesse tenute in vita da centinaia di meccanismi che regolano altrettanti processi al loro interno.
Il ruolo degli antibiotici è quello di smantellare la macchina batterica interferendo, per esempio, sul suo metabolismo o sul suo DNA al fine di bloccarne la riproduzione e quindi la diffusione dell’infezione. Oggi, tuttavia, l’evoluzione dei batteri ha generato dei risultati inaspettati, ovvero la comparsa di alcune classi che sono in grado di autodifendersi dall’azione degli antibiotici.
Resistenza agli antibiotici: numeri ed evoluzione. La resistenza agli antibiotici, o antibiotico-resistenza, è un fenomeno naturale biologico di adattamento di alcuni microrganismi, che acquisiscono la capacità di sopravvivere o di crescere in presenza di una concentrazione di un agente antibatterico, che è generalmente sufficiente ad inibire o uccidere microrganismi della stessa specie.
Si tratta di un fenomeno che preoccupa la comunità scientifica mondiale, che ha definito l’antibiotico resistenza una pandemia silente. Lo dimostrano i numeri: il report sull’Amr, commissionato dal Primo ministro inglese nel 2014, ha stimato che nel mondo, nel 2050, le infezioni da batteri resistenti potrebbero causare circa 10 milioni di morti all’anno, superando i decessi per tutte le altre cause (compresi tumori e incidenti stradali) e con una previsione di costi che supera i 100 trilioni di dollari.
In Italia, la resistenza agli antibiotici è tra le più elevate in Europa – ogni anno quasi 300mila pazienti vanno incontro a un’infezione correlata all’assistenza provocata da batteri resistenti agli antibiotici – causando circa 7.000 decessi.
Il Piano Nazionale di controllo e prevenzione. L’antibiotico-resistenza è un fenomeno in aumento in molti Paesi, aggravato anche dalla mancanza di nuovi antibiotici in commercio o in fase di sperimentazione, che risultano efficaci nel trattamento di infezioni altrimenti incurabili. Per contrastarla, il nostro Paese si è dottato di un Piano Nazionale di prevenzione e controllo dell’antibiotico-resistenza nel settore umano, animale e ambientale. Una strategia che si basa principalmente su una maggiore integrazione fra il settore umano, veterinario e ambientale per attuare più completamente l’approccio One Health; il rafforzamento e l’estensione delle sorveglianze; una maggiore attenzione alle attività preventive (es. vaccinazioni e Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale); lo sviluppo di nuovi strumenti di supporto all’uso prudente degli antibiotici sia in ambito umano che veterinario, e una maggiore attenzione agli aspetti bioetici, alla trasparenza e alla comunicazione per favorire la partecipazione attiva di tutti i cittadini.
Sitografia:
https://www.salute.gov.it/portale/p5_1_2.jsp?id=219&lingua=italiano