La storia dei brevetti

La storia dei brevetti affonda le sue radici nel V secolo A.C. a Sibari (l’attuale Calabria) quando viene concesso il primo monopolio per una “originale creazione di ingegno umano”, ovvero la registrazione di una ricetta culinaria, presumibilmente il Kandaulos, una pietanza di carne bollita, briciole di pane, anice e brodo grasso accompagnato da tuberi e verdure.

Definizione. Guardando alla definizione, il brevetto è un titolo in forza tramite il quale si conferisce al titolare un monopolio temporaneo di sfruttamento di un trovato, per un periodo di tempo limitato, consistente nel diritto esclusivo di realizzarlo, disporne e farne un uso commerciale, vietando tali attività ad altri soggetti non autorizzati.

Un brevetto non attribuisce al titolare un’autorizzazione al libero uso dell’invenzione coperta dal brevetto, ma solo il diritto di escludere altri soggetti dall’utilizzo della stessa.

immagine di un macchinario di laboratorio

Le origini. Il primo brevetto vero e proprio della storia nasce in Italia, ed è collegato alla costruzione del Duomo di Firenze nel 1421. Fu concesso all’architetto Filippo Brunelleschi che, per trasportare i preziosi marmi dalla città di Carrara fino a Firenze lungo il fiume Arno, aveva progettato una chiatta chiamata “Badalone”, ottenendo un brevetto esclusivo della durata di 3 anni. Licenza che trent’anni più tardi il re Enrico VI d’Inghilterra estese fino a 20 anni a favore dell’artista vetraio Giovanni di Utynam.

Il primo Statuto. Si arriva poi alla seconda metà del ‘400 con la scrittura dello Statuto dei brevetti veneziani, che definiva e regolamentava la separazione tra processi artigianali e industriali, specialmente per quanto riguardava i sistemi di produzione del vetro veneziano. Nei secoli a seguire si diffusero, in Europa e negli Stati Uniti, le litterae patentes, lettere aperte di concessione per l’invenzione, l’importazione e la distribuzione di prodotti innovativi.

Commissioni e regolamenti. Nel Seicento la nascita in Inghilterra della Royal Society (1662) e a Parigi dell’Académie Royale des Sciences (1666), furono istituite delle apposite commissioni di scienziati per la vigilanza sull’innovazione tecnologica e sulle invenzioni. Anche nel nostro Paese l’Accademia delle scienze di Torino si dotò di un Regolamento per le innovazioni e la concessione di ‘privilegi industriali’, che via via divenne una delle sue più importanti attività istituzionali nei rapporti con la società.

Le leggi a tutela. Con l’avvento della rivoluzione industriale, il processo legislativo legato ai brevetti venne accelerato con la firma, nel 1883, della Convenzione di Parigi per la Protezione della Proprietà Industriale, sottoscritta da 11 Stati allo scopo di assicurare i diritti di proprietà industriale. Un testo fondamentale ancora oggi e valido in 177 Paesi del mondo. Sempre sul terreno della giurisprudenza, è bene ricordare che esiste un sistema di regole internazionali che garantiscono, almeno a livello teorico, il rispetto della proprietà intellettuale. Ogni Stato definisce i requisiti per la concessione di un brevetto e oggi i membri dell’Unione Europea hanno fissato delle norme che armonizzano le regole per la tutela e la concessione.

Sitografia: https://uibm.mise.gov.it/index.php/it/brevetti

https://www.treccani.it/enciclopedia/dalla-legge-veneziana-del-1474-alle-privative-industriali_(Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Tecnica)/