E se sparissero le meravigliose api?

Marco Martinelli, Divulgatore Scientifico e PhD, student presso Scuola Superiore Sant’Anna.

E se sparissero le meravigliose api? Le api sono insetti meravigliosi, strutturati in una società matriarcale basata sul dominio delle donne. L’alveare è controllato dalla regina, pulito e gestito dalle api operaie, e poi ci sono i fuchi, i maschi, utili solo per l’accoppiamento.

Se le api operaie infatti sanno come eliminare i patogeni, raccolgono il polline, producono il miele e riescono a difendere l’alveare dai più temibili predatori, i maschi servono solo all’accoppiamento, pensate che d’inverno vengono buttati fuori dall’alveare e lasciati morire.

L’ape regina fa il suo volo nuziale dove viene fecondata da più di 50 maschi, raccoglie il seme nella spermateca e grazie a quello potrà fecondare le uova che produce decidendo lei quante api operaie fare e quanti fuchi produrre.

E’ tutto controllato, calibrato e pensate che il motivo per cui una regina diventa tale è perché mangia la pappa reale. Insomma tutti possiamo diventare delle regine basta nutrirsi con i giusti alimenti.

Il fascino della società apifera è ancor più grande se si pensa al ruolo negli ecosistemi. Le api mellifere sono gli impollinatori più importanti per molte colture e specie a fioritura selvatica. Molti paesi in tutto il mondo, in particolare nell’emisfero settentrionale, si affidano all’ape occidentale, Apis mellifera, per l’impollinazione commerciale di alcune colture, ma negli ultimi anni alcune regioni del mondo hanno visto un aumento delle perdite nel numero di colonie di api mellifere.

Il Colony Collapse Disorder (CCD), ossia il collasso e la scomparsa di colonie di api, è stato segnalato per la prima volta nel 2006 negli USA. 

E’ stato poi registrato anche in Giappone, Cina e Sud America. In uno studio su larga scala condotto in cinque paesi: Argentina, Uruguay, Cile, Brasile e Venezuela, sono stati descritti i principali fattori che portano alla perdita di api mellifere (Maggi et al., 2016).

Questi includono l’acaro Varroa destructor (un patogeno che attacca le api), l’uso diffuso di acaricidi per il suo trattamento, l’intensificazione dell’agricoltura, un’alimentazione squilibrata delle api che porta alla comparsa di virus associati alle api (malattia della covata in Brasile) e malattie parassitarie.

Il quadro globale ha dimostrato che non sono state segnalate perdite significative di colonie di api in Africa e Australia. In Medio Oriente, le alte temperature e la siccità estiva sono il principale fattore che porta alla perdita di colonie perché molte piante, importanti fonti alimentari per le api, muoiono per il troppo caldo.

C’è da dire però che le perdite di colonie di api non sono un fenomeno nuovo e i documenti storici mostrano che perdite estese erano presenti anche in passato.

Sebbene i recenti problemi possano dare l’impressione che si sia verificato un massiccio declino negli ultimi anni, la ricerca globale sulle colonie di api mellifere ha dimostrato che i numeri in realtà sono aumentati tra il 1961 e il 2007: in Asia (426%), Africa (130%), Sud America (86 %) e Oceania (39%) (FAO, 2009).

In Europa, invece, uno studio approfondito che ha coinvolto 18 paesi europei nel periodo 1965-2005 ha rilevato un declino delle colonie di api mellifere di circa il 16,1% (Potts et al., 2010). È stato difficile stabilire un modello comune per le perdite delle colonie, ma diverse indagini confermano che si tratta di un fenomeno caratteristico dell’ape occidentale, perché per esempio l’ape asiatica, presente nell’Asia meridionale, sud-orientale e orientale, sembra essere più resistente a vari parassiti e malattie.

Il clima è un fattore cruciale che influenza la temperatura e l’umidità.

L’umidità nelle arnie deve essere mantenuta la più bassa possibile, mentre la temperatura della covata deve essere mantenuta a 34 °C, e in inverno la temperatura interna dell’arnia non deve scendere sotto i 13 °C. Per mantenere la temperatura durante l’inverno le colonie di api devono avere un accesso sufficiente ai carboidrati, periodi prolungati di clima freddo o umido unito all’esaurimento delle fonti di cibo possono avere un’influenza negativa sulla salute delle colonie.

A differenza della bassa temperatura, se la temperatura della covata supera i 34,5 °C, le api mostrano differenze comportamentali combinate con difficoltà di apprendimento e di memoria.

Il colony collaps disorder (CCD) è stato collegato ai cambiamenti negli habitat delle api e alla malnutrizione, entrambi indirettamente causati dai cambiamenti climatici.

Inoltre, il cambiamento climatico consente alle specie invasive di prendere il controllo degli alveari, rovinare il cibo immagazzinato e interrompere molti processi all’interno di questi alveari, causando un ulteriore declino delle popolazioni di api. (Hristov, P et al., 2021)

La questione ecologica della possibile estinzione delle api è anche una questione umanitaria, poiché la stabilità delle popolazioni umane dipende in gran parte dalla stabilità delle popolazioni di api.

Considerando il ruolo cruciale delle attività di impollinazione delle api nel sostenere i nostri sistemi agricoli, la loro scomparsa comporterebbe probabilmente una crisi alimentare per l’umanità.

Le scorte di alimenti come mele, frutti di bosco, avocado, caffè e cipolle diminuirebbero drasticamente poiché richiedono l’aiuto di questi impollinatori per riprodursi.

Con il crollo delle scorte, i prezzi di questi alimenti salirebbero alle stelle, rendendoli rari e inaccessibili alla maggior parte delle persone.

La decimazione di queste piante non avrebbe solo un impatto sugli esseri umani, ma avrebbe anche effetti a catena sugli animali che ne dipendono per il cibo, portando a una più ampia perdita di biodiversità.

Alla fine come possiamo aiutare le api?

Vietare i pesticidi pericolosi: il Comitato europeo per la sicurezza alimentare (EFSA) ha affermato che tre principali pesticidi rappresentano un “rischio acuto elevato” per le specie di api e sono stati trovati a livelli pericolosi all’interno dei loro alveari.

Prevenire e invertire la perdita di habitat: senza ambienti adeguati in cui le api possano costruire case e avere abbondanti fonti di cibo, le loro popolazioni continueranno a diminuire. Prevenire la deforestazione.

Piantare fiori e piante impollinate dalle api: se hai un giardino, puoi piantare alcune piante che attirano le api e altri impollinatori. Questi includono Echinacea, Azalea e Verga d’oro.

Inizia l’apicoltura: negli ultimi anni le iniziative di apicoltura di base e private sono aumentate, poiché sempre più persone diventano consapevoli dei loro significativi benefici ambientali (oltre alla dolce ricompensa del miele!).

Non uccidere gli alveari: sebbene molte persone abbiano paura delle api, è importante capire che sono per lo più innocue a meno che non vengano provocate. In realtà, non tutte le api pungono: alcune specie non possiedono capacità di puntura e le api maschi non pungono affatto.

Bibliografia:

Hristov, P., Shumkova, R., Palova, N., & Neov, B. (2021). Honey bee colony losses: Why are honey bees disappearing?. Sociobiology, 68(1), e5851. https://doi.org/10.13102/sociobiology.v68i1.5851

Maggi, M., Antúnez, K., Invernizzi, C., Aldea, P., Vargas, M., Negri, P., et al. (2016). Honeybee health in South America. Apidologie, 47: 835-854. doi: 10.1007/s13592-016-0445-7

Potts, S., Biesmeijer, J., Kremen, C., Neumann, P., Schweiger, O. & Kunin, W. (2010). Global pollinator declines: trends impacts and drivers. Trends in Ecology & Evolution, 256: 345-353. doi: https://doi.org/10.1016/j.tree.2010.01.007